Josep Carreras y Bianca Sisa: cara a cara, dos combatientes de la leucemia

eNel corso della Settimana Europea contro la Leucemia, il blog della Fundación Josep Carreras ha divulgato un'intervista che avrebbe pubblicato domenica scorsa il Magazine de La Vanguardia: si intitola "Los combatientes de la Leucemia", ovvero coloro che hanno combattuto contro la leucemia. Un faccia a faccia tra Josep Carreras, che come tutti ormai sappiamo si è ritrovato a lottare per la propria vita all'età di 40 anni, e una ragazza di 31 anni, Bianca Sisa, che sta lottando, come lui fece, per andare avanti dopo aver sofferto per lo stesso motivo.



Dal clamore degli applausi, al silenzio dell'ospedale: una passaggio brusco nella vita di uno dei massimi esponenti del canto lirico di allora, dagnosticato di leucemia mentre si trovava a Parigi per il film La Bohème di Luigi Comencini: aveva 40 anni, Josep Carreras, quando da Barcellona fu trasferito al Fred Hutchinson di Seattle dove si sottopose ad un autotrapianto di midollo osseo. Ne aveva 41, quando è tornato alla vita, quando nella sua Barcellona ha creato la fondazione che porta il suo nome, per ripgare il suo debito, per aiutare le persone che come lui, hanno sofferto e stanno ancora soffrendo. Davanti a lui Bianca, disegnatrice grafica di 31 anni, a un anno di distanza dal trapianto di midollo da un donatore americano, sta lottando con tutta sè stessa per superare definitivamente la malattia.

Entrambi concordano sul fatto che un'esperienza del genere influisce molto sul carattere di una persona: modifica le priorità della vita, il modo di concepire la felicità, ti rende meno egoista. Su questi aspetti si sofferma in particolar modo Bianca, fresca di trapianto, mentre Carreras, parla dalla distanza e confessa che, con il trascorrere del tempo, manmano che stai sempre meglio, tutti i propositi di essere la persona più sensata del mondo, si perdono per strada e si ricade in alcuni degli errori che si commettevano prima. Senz'altro si diventa più accondiscendenti, più tolleranti e aperti al dialogo, desiderosi di comprendere il punto di vista degli altri.

L'esperienza della leucemia ti porta ad imparare ad ascoltare meticolosamente il tuo corpo, perchè ogni alterazione potrebbe avere conseguenze indesiderate, e in tal proposito Josep Carreras insiste dicendo che, pur rimarendo ignorante in medicina, avere assidui contatti con medici, e successivamente seguire da vicino l'attività della sua Fondazione, gli ha insegnato a dare un'interpretazione ad ogni segno del suo corpo.

Adesso è immediato, per una ragazza dell'età di Bianca, ricavare informazioni: basta effettuare ricerche su google, per soddisfare il proprio bisogno di conoscenza, mentre per Josep Carreras un ruolo determinante, come già accennato, l'ha avuto la Fondazione, attraverso cui ha imparato cose che forse da paziente non avrebbe potuto conoscere.

La forza della mente, risorsa indispensabile per chi è affetto da patologie oncologiche: Bianca sostiene questa idea del tenore catalano, commentando che la diagnosi equivale al metterti davanti a un burrone con la sensazione che stiano per spingerti, ma bisogna avere la forza di stringere i denti per andare avanti e tentare di essere più positivi possibile, cercando sempre di intrattenersi, di tenere la mente occupata: non ci si può rinchiudere in sè stessi, rimuginando sempre sulla stessa cosa.

La prima cosa che si pensa è "Perchè proprio a me?, questo è il primissimo momento - racconta Carreras - ma poi realizzi qual'è la situazione e pensi che devi fare di tutto per superarla; successivamente i medci iniziano a parlarti di possibilità di superare la malattia, anche se nel caso di Carreras non hanno azzardato percentuali.

L'allarme di Bianca è scattato per un ganglio: fu il suo ragazzo ad obbligarla ad andare all'ospedale; analogamente, nel luglio 1987, Carreras aveva ricorso a cure antibiotiche per uno strano mal di denti, quindi la prima conclusione fu quella di una reazione allergica all'antibiotico. Ma non era così.

Come già accennato, dopo aver affrontato la leucemia, si intende in altro modo la felicità, che secondo Josep nasce dalle piccole cose quotidiane, anche dalle emozioni di bassa intensità: anche una partita a carte con gli amici il sabato pomeriggio può essere vissuta come qualcosa di unico.

Bianca afferma dal canto suo che cerca di prendere le cose meno di petto, di arrabbiarsi di meno, e ancora non si capacita del fatto di come ci si possa arrabbiare tanto per questioni che alla fine sono irrilevanti.

Bianca ha accennato alla sensazione di tornare a vivere sentendosi accarezzare la pelle dalla brezza camminando per strada: Màrius Carol accenna al giorno di Natale del 1987 che Carreras poté trascorrere nell'appartamento a Seattle con i fratelli come analoga sensazione di libertà: il tenore commenta ricordando che trascorse solo 48 ore nell'appartamento di Seattle, collegato a una macchina, ma che con il suo rientro al centro passò attraverso il momento, forse più delicato di tutta la vicenda, dove temettero il peggio. Forse la prima, vera sensazione di "tornare alla vita" è stata la prima doccia, senza l'aiuto di nessuno, senza catetere o macchine: il semplice insaponarsi e sciacquarsi.

Se non fosse esistita la Fundación Carreras - dice Bianca - forse lei non si sarebbe trovata lì a parlare di leucemia: sono stati pionieri per quanto riguarda il registro ufficiale di donatori dello stato spagnolo, creato nel 1991: su 40.000 solo due persone sono isto-compatibili, per tanto è come cercare un ago in un pagliaio. Questa è solo una tra le cose staordinare compiute dalla Fundación Carreras, che inoltre finanzia la ricerca scientifica, attiva infrastrutture, offre appartamenti di accoglienza, e non da ultimo si adopera al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla loro causa.

In Spagna - commenta Carreras - ci sono circa 30 centri predisposti al trapianto di midollo tra persone non imparentate, e ripensando al trattamento cui si sottopose lui, lo definisce "preistoria", in confronto ai metodi odierni, molto meno aggressivi: un traguardo che migliora la qualità della vita dei pazienti.

Josep Carreras, icona del superamento della leucemia: il tenore risponde facendo attenzione a non venire frainteso, e afferma che il meglio che possa fare è dare speranza, non solo ai pazienti, ma anche alle loro famiglie; la Fondazione e la sua professione sono i mezzi attraverso i quali può arrivare a loro. Ne è perfettamente cosciente, ed è per questo che vuole lavorare molto in questo senso.
Bianca racconta in proposito che, nei momenti di sconforto, pensa a come sta bene Josep ora, e il suo morale si risolleva.

L'intervista si chiude con riferimento alla vicenda che ha interessato qualche mese fa il suo collega ed amico Plácido Domingo, operato per un polipo maligno: Josep ai tempi aveva apprezzato l'interessamento dei suoi colleghi che gli avevano scritto o erano andati a trovarlo per dargli coraggio, e così, approfittando della programmazione di vari concerti in Messico, ne ha approfittato per visitare l'amico, che lo invitò a cena con la famiglia presso la loro casa. Domingo era in pieno recupero, infatti da lì a pochi giorni, avrebbe debuttato alla Scala come baritono con il Simon Boccanegra, e Carreras assistì alla prima rappresentazione.

Nel 1988 poco dopo il suo ritorno da Seattle, Carreras volle assistere privatamente a una rappresentazione operistica del Liceu, che vedeva come protagonisti lo stesso Domingo con Renata Scotto: non si sa come, ma Domingo venne a conoscenza della presenza di Carreras nel teatro e lo comunciò al pubblico che, commosso, applaudì a lungo. Per Carreras, fu uno dei momenti più emozionanti della sua vita.

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